RESPONSABILITA’ DEL GENITORE PER CULPA IN VIGILANDO
La “culpa in vigilando” (ovvero la colpa nella vigilanza) si ha tutte le volte in cui una persona ometta, per colpa, di controllare un soggetto su cui doveva vigilare.
Nel caso in cui il soggetto da controllare (quale per esempio un figlio) commette un fatto illecito procurando danni ad altri, il soggetto che doveva vigilare (per esempio il genitore) può essere chiamato davanti il Giudice per “responsabilità di fatto altrui”.
La giurisprudenza e la dottrina sono soliti distinguere due differenti casi: l’incapace che ha provocato un danno a sé stesso e quello che ha provocato un danno ad altri.
Nel primo caso si riteneva applicabile una responsabilità contrattuale come da art. 1218 codice civile perché veniva ravvisato, nel rapporto vigilante/ vigilato, un “contratto sociale” ovvero un’obbligazione naturalmente/ socialmente assunta dal vigilante nei confronti del vigilato (rapporto genitore/ figlio o struttura sanitaria/ malato).
L’art. 2047 del codice civile, invece, recita che “in caso di danno cagionato da persona incapace di intendere o di volere, il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto”.
Nello specifico per le figure genitoriali (madre e padre): “il padre e la madre, o il tutore sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi” (art. 2048 c. 1 codice civile).
In questo frangente viene in rilevo il doppio compito dei genitori di educare e sorvegliare con le conseguenti culpa in educando e culpa in vigilando nel caso in cui l’incapace provochi danni agli altri.
Questi soggetti vigilanti potranno liberarsi “dalla responsabilità soltanto se provano di non aver potuto impedire il fatto” (art. 2048 c. 2 codice civile).
